La “ricetta” perfetta di John Dewey per i servizi educativi museali!

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Scritto da Laura Lanari

Data

Maggio 8, 2017

Finalmente entriamo nel vivo del nostro progetto! Molti ci chiedono che cosa ci sia alla base del nostro metodo e su quali principi fondiamo i percorsi e i laboratori.

Se leggerete con attenzione questo articolo riceverete spunti e idee su come impostare le vostre proposte museali! 

La nostra idea progettuale si basa su alcuni ingredienti fondamentali…. Proprio come una ricetta!

Quando cuciniamo, dosiamo sapientemente degli ingredienti, li mescoliamo, li lavoriamo e il risultato diventa un ottimo piatto da mangiare in compagnia delle persone che amiamo.. ora, mettiamo da parte i panni dei food blogger e ritorniamo a parlare del nostro settore!

Abbiamo messo insieme i migliori ingredienti in fatto di educazione museale, li abbiamo mescolati e abbiamo ottenuto un metodo elastico e modulabile che ci permette di creare proposte educative per ogni realtà museale e culturale in senso più esteso.

Il primo di questi ingredienti è la filosofia di John Dewey che abbiamo filtrato e che abbiamo riassunto in 5 fondamentali consigli:

1) Ricorda di far partecipare attivamente il tuo pubblico durante le visite guidate

Questo consiglio, forse, per alcuni sarà il più difficile da mettere in pratica.

Rendere gli utenti soggetti attivi del processo di apprendimento, vuol dire che, in parole povere, dovremmo lasciare al pubblico, in alcune fasi, la possibilità di decidere il percorso per la scoperta del museo o della città.

1Spiego meglio. Di solito la visita guidata, viene condotta dal personale addetto come un percorso stabilito in cui la guida accompagna il visitatore e in alcuni punti descrive il patrimonio esposto e racconta storie o aneddoti.

Volete provare anche voi  a trasformare il pubblico in soggetto attivo dell’apprendimento? Fate questo esperimento:

Dedicate alcuni minuti, all’inizio della visita, alla conoscenza dei partecipanti; ponete delle domande sulle aspettative o sulle motivazioni che li hanno spinti a fare questa esperienza e poi approfittate di questo breve momento di confidenza per far si che si sentano più liberi di interagire, fino al punto in cui saranno loro (inconsapevolmente) a guidare parte del percorso.

2) Lavora affinché l’esperienza educativa possa essere applicata nel presente

Molto spesso, si crede che l’educazione sia un insieme di nozioni che si assimilano in un dato momento con l’obiettivo di farne tesoro per il futuro. Dewey ci presenta un’alternativa a questa visione; “l’educazione, in quanto crescita o maturità dovrebbe essere un processo sempre presente.”

A noi operatori asp2etta il compito di creare le condizioni per esperienze presenti che abbiamo un effetto favorevole nel futuro. Come possiamo farlo? Come trasformare le esperienze museali in attività educative?

Provate ad inserire spunti sulla realtà empirica della vita quotidiana nei vostri percorsi museali; cercate di trasmettere il lato pratico delle opere d’arte, l’aspetto di vita popolare nella storia e i fenomeni tecnologici legati ai settori più interessanti per il pubblico (ad esempio la fotografia).

 

3) Promuoviamo un nuovo tipo di cultura che dia un peso sempre maggiore alla scienza e alla tecnica

Questo consiglio ci è piaciuto davvero tanto! Infatti la nostra progettazione propone un’offerta didattica e per i servizi educativi che, ove possibile, mette in primo piano gli aspetti scientifici e la comprensione dei procedimenti tecnici che si celano dietro l’arte, la fotografia, l’architettura e la storia.

4) Facciamo vivere l’ “arte come esperienza”

 “Quando si separano gli oggetti artistici sia dalle condizioni della loro origine, sia dalle condizioni secondo le quali essi operano nell’esperienza, viene costruito un muro attorno a loro che ne rende quasi opaca la significatività generale di cui si occupa la teoria estetica.”

Dewey ci consiglia di ripristinare la continuità tra le forme delle opere d’arte e i fatti, le emozioni e i gli aspetti della vita quotidiana, che costituiscono l’esperienza. Per fare questo, noi abbiamo un consiglio: 

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In alcuni momenti dell’anno, come ad esempio in una bella giornata di primavera, se avete la fortuna di avere a disposizione degli spazi esterni, organizzate delle esperienze artistiche collettive all’aperto; coinvolgete la corporeità, la musica e la natura nell’espressione artistica. 

 

5) Progettiamo esperienze educative secondo il principio del “learning by doing”

La pe5dagogia di Dewey è centrata sul principio pedagogico fondamentale che si apprende facendo: learning by doing. Secondo la concezione pragmatistica della conoscenza, infatti, conoscere significa modificare l’oggetto, la realtà, con il pensiero, interagire con il mondo: apprendere non significa ricevere passivamente delle nozioni, ma elaborare attivamente delle idee.

I bambini che imparano a cucinare, ad esempio, non lo fanno per diventare dei cuochi di professione, ma perché attraverso il lavoro di cucina possono apprendere attivamente nozioni di zoologia, botanica, chimica, storia, e così via.

Proviamo a trasformare I nostri musei in laboratori permanenti che a seconda delle tematiche presentino officine di laboratori artigianali per la lavorazione del colore, la ceramica, laboratori di fisica e di chimica. 

Continuate a seguirci!

Presto vi aggiorneremo con un’altra “ricetta” dell’educazione museale!

 

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