Come mai oggi vi parlo di “ricerca”?
Qual’è il nesso tra ricerca e professionalità in ambito educativo museale?
La risposta è semplice!
La ricerca è un ottimo strumento per rilevare soluzioni, dati e informazioni che possono farci svolgere meglio il nostro lavoro!
La ricerca educativa ci permette di riflettere su quali sono le domande utili per orientare la nostra azione nel settore museale.
La ricerca educativa ci rende costruttori delle nostre azioni e non semplici esecutori!
“Saper fare ricerca” non significa soltanto acquisire una serie di nozioni o padroneggiare delle competenze tecniche! Una buona ricerca chiama in causa tutta una serie di virtù che il ricercatore deve avere:
- capacità relazionali;
- flessibilità;
- prontezza nel cogliere le occasioni impreviste.
La ricerca che svolgiamo in ambito museale è la ricerca empirica.
Il tratto peculiare della RICERCA EMPIRICA prevede la rilevazione sistematica di dati in contesti concreti e cioè in situazioni reali.
Quali potrebbero essere gli obiettivi che ci spingono a progettare una ricerca in ambito educativo?
- La volontà di descrivere una situazione (un progetto scolastico, un’attività artistica per i pubblici speciali);
- Confrontare il lavoro che svolgiamo con diversi pubblici;
- Valutare la qualità del nostro intervento durante una visita guidata, un laboratorio;
- La volontà di ricavare dati che mi possano permettere di affrontare una situazione problematica a lavoro.
Pensate di voler intraprendere una ricerca nell’ambito dei settori educativi museali?
Se la risposta è sì, di seguito 5 pratici consigli per la progettazione di una ricerca educativa!
1) Scegliere il tema e definire l’oggetto della ricerca
Anche se avete ben chiaro il vostro obiettivo vi assicuro che la determinazione del tema potrebbe non essere così semplice. Per individuare il tema della propria ricerca è possibile fare riferimento a dei criteri generali:
- Interesse e rilevanza per sé e per il museo presso il quale svolgiamo servizio;
- Significatività della ricerca nell’ambito del nostro settore. In altre parole, quanto quello che stiamo ricercando potrebbe essere utile ad un collega che lavora in un altro museo;
- Coerenza con il nostro profilo professionale. E cioè se quello che stiamo ricercando è davvero coerente con i nostri compiti e obiettivi.
Facciamo un esempio. Il tema da noi scelto sarà il disagio giovanile degli studenti che frequentano i laboratori e le visite guidate nei nostri musei. Lo abbiamo scelto perché siamo degli educatori museali e molto spesso non riusciamo ad arrivare a tutti gli alunni di una classe durante le poche ore che abbiamo a disposizione con le scuole.
Riteniamo che questa situazione sia di interesse non solo per noi ma anche per i nostri colleghi che lavorano in altri musei e si tratta di una tematica interessante anche per migliorare la relazione scuola-museo del nostro Istituto Museale.
2) Precisare le domande della ricerca
Una volta stabilito il tema generale dobbiamo individuare gli interrogativi della ricerca. Ad esempio se il nostro tema è il disagio giovanile, alcune domande potrebbero essere:
- che cos’è il disagio giovanile? come si manifesta? come si esprime durante una visita al museo?
- Il disagio giovanile si manifesta maggiormente con le classi di istituti scolastici precisi? Riguarda maggiormente il sesso femminile o maschile?
- Come si può intervenire per supportare le scuole nella riduzione del fenomeno? Il museo può proporre delle attività a sostegno della didattica?
3) Scegliere gli indicatori e trasformarli in variabili
Gli indicatori possono essere l’età, il livello di soddisfazione o il genere sessuale. Queste informazioni devono essere trasformate in variabili al fine di poterle rendere utili per la nostra ricerca.
Ad esempio se indaghiamo il disagio giovanile e proponiamo un questionario alle classi che partecipano alle attività museali, uno dei nostri INDICATORI sarà sicuramente la comprensione dello stile educativo delle famiglie.
In collaborazione con gli Insegnanti, proporremo allora le seguenti domande:
– nella tua famiglia si possono discutere le decisioni?
– nella tua famiglia ti senti libero di esprimere le tue emozioni?
– sei mai stato in un museo da piccolo con i tuoi genitori?
– durante la tua infanzia, se hai frequentato luoghi dell’arte o della cultura che tipo di ricordo hai?
Le risposte a queste domande andranno a costituire le VARIABILI e cioè quei dati che noi trasformeremo in risposte!
4) strutturare un piano per la rilevazione dei dati
Una volta predisposto il questionario con le giuste domande (riguardo a come fare un buon questionario pubblicherò un altro articolo), è fondamentale stabilire un piano d’azione per iniziare la rilevazione dei dati!
Di seguito i passaggi fondamentali:
- individuare la situazione (nel caso del nostro esempio concordare con l’Insegnante la somministrazione del questionario);
- scegliere i soggetti (individuare il target al quale somministrare il questionario. Ad esempio se il disagio giovanile si esprime prevalentemente con le classi della scuola secondaria, decidere di somministrare il test esclusivamente a quegli studenti);
- strumenti (scegliere il tipo di strumento, questionario oppure colloqui o osservazione e descrizione).
5) impostare l’analisi dei dati e l’interpretazione dei risultati
A questo punto bisogna “far parlare i dati” (De Ketele) passando dalla ricognizione alla comprensione e spiegazione dei dati raccolti. Grazie all’interpretazione i dati si trasformano in risultati!
In questa fase sarà determinante la nostra capacità, in veste di ricercatori, nel formulare interpretazioni coerenti con le evidenze rilevate e pertinenti rispetto al quadro generale e agli obiettivi che ci eravamo prefissati.
Termino questo articolo specificando anche un altro passaggio: l’importanza dela diffusione dei risultati.
Normalmente il ricercatore si preoccupa di diffondere la propria ricerca ai membri della comunità scientifica cui appartiene.
In realtà i risultati andrebbero resi pubblici poiché anche il modo in cui la ricerca si diffonde contribuisce a definire la validità e l’utilità complessiva dello studio, in poche parole la sua qualità.
Diffondere una ricerca significa infatti non solo presentarne gli esiti ma ricostruire il processo offrendo le informazioni utili per la ricostruzione del senso complessivo.
Il nostro settore si presta particolarmente a questo tipo di discorso. Le nostre ricerche sono certamente interessanti per gli Insegnanti, per coloro che si occupano di Pedagogia, Sociologia e tanti altri. E poi se pensate ai colleghi che hanno delle reticenze riguardo alla diffusione delle proprie ricerche, non viene in mente anche a voi Gollum del Signore degli Anelli? 🙂
Vi ringrazio per l’attenzione e se l’argomento vi interessa vi invito al mio prossimo articolo che riguarderà:
come elaborare e somministrare un questionario per la ricerca educativa.
Bibliografia:
Montalbetti – C. Lisimberti Ricerca e professionalità educativa. Risorse e strumenti.Pensa Multimedia, Lecce, 2015
0 commenti