Questa volta “storie da musei educativi” ci racconta tre diverse esperienze di fruizione museale che abbiamo fatto da casa, attraverso il pc o il cellulare e che si sono prese un pò cura di noi.
1) Il Rijksmuseum di Amsterdam
Che cosa ha fatto il Rijksmuseum di Amsterdam durante la quarantena? come ha svolto la sua missione educativa?
Molto semplice, ha continuato a fare il proprio lavoro. Proprio così! Perché il Rijksmuseum conduce da anni un accurato programma per la fruizione digitale del proprio patrimonio e contestualmente si preoccupa di fidelizzare con il pubblico digitale attraverso i canali web.
FRUIZIONE AD ALTA DEFINIZIONE
Nel precedente articolo abbiamo citato, infatti, la fruizione ad altissima risoluzione e con differenti livelli di narrazione della “Ronda di notte” di Rembrandt. Il Rijksmuseum può fare affidamento sulla digitalizzazione del proprio patrimonio, su canali social e sito web accessibile, aggiornato e su pubblici fidelizzati.
APPROCCIO CONFIDENZIALE
La pagina facebook del Museo è la dimostrazione di come i suoi pubblici siano abituati, già da prima della pandemia, ad interagire con i contenuti proposti. L’ approccio del museo di Amsterdam è confidenziale e diretto, parla alle persone e non crea barriere ma costruisce ponti con i cittadini Olandesi e di tutto il mondo.
I contenuti che trasmettono ti fanno venire voglia di metterti in gioco e ti fanno venire una voglia matta di andare al museo!
IMPEGNO CIVILE
Questo ha permesso durante la quarantena, di non concentrarsi solamente sulla fruizione del patrimonio ma di poter intervenire anche su altri fronti, organizzando una iniziativa di sensibilizzazione per la raccolta di mascherine e guanti da donare ai medici e alle strutture ospedaliere.
Un’idea semplice: devolvere le mascherine e i guanti utilizzati nei laboratori di restauro, adesso chiusi, ai medici e alle strutture ospedaliere per la lotta al coronavirus.
Uno dei membri, la storica dell’arte tecnica Erma Hermens, usando il suo account Twitter ha quindi fatto sapere al mondo dei social media che il Rijksmuseum stava cercando di donare le sue forniture ai medici che combattono il virus, chiedendo ad altri musei di partecipare.
Il suo tweet era originariamente inteso come una chiamata ad altri musei locali, come lo Stedelijk, il Van Gogh e il Mauritshuis Museum affinché facessero lo stesso nel caso avessero delle forniture simili nei loro studi di conservazione. Il post ha ricevuto 24.000 visualizzazioni e più di 120 retweet in un solo giorno, viaggiando rapidamente attraverso l’Europa, portando così altri musei europei, dalla Svizzera alla Norvegia, a decidere di fare lo stesso. “Ogni piccolo gesto aiuta!”, ha commentato la storica dell’arte.
2) Il MAMbo di Bologna
Adesso torniamo in Italia, e andiamo al MAMbo che ha preso in mano la situazione già dai primissimi giorni di chiusura, mettendo a sistema diverse iniziative:
- rendere visibile in streaming la performance ambientale Bonjour di Ragnar Kjartansson, nell’ambito della mostra AGAINandAGAINandAGAINand, in programma dal 23 gennaio al 3 maggio 2020;
- “2 minuti di MAMbo”: un format di engagement digitale fruibile sui canali social e youtube;
- in relazione ai video “2 minuti di MAMbo” il dipartimento educativo ha realizzato una serie di kit scaricabili gratuitamente dal loro sito appositamente pensati per avvicinarsi al museo, alle opere e agli artisti al suo interno, e prepararsi alle future visite;
Anche per il MAMbo, la progettualità digitale e l’attitudine a rivolgersi ai pubblici della rete contestualmente a quelli in carne ed ossa, non è stata un’esperienza improvvisata.
POSSIBILITA’ DI CONTINUARE A FRUIRE DI MOSTRE E SERVIZI DIDATTICI
Cosa ci è piaciuto di più? l’idea del Dipartimento Educativo:
– produrre e diffondere kit operativi accessibili a tutti anche con l’obiettivo di dare sostegno didattico agli Insegnanti che non hanno potuto usufruire delle uscite al museo messe in programma.
3) J. Paul Getty Museum
Ma è dagli Stati Uniti che arriva un’iniziativa dalla portata travolgente: la sfida lanciata dal Getty Museum, ricreare i capolavori dell’arte con ciò che si ha in casa!
Migliaia di persone in tutto il mondo hanno accettato la sfida e ne sono venuti fuori dei piccoli capolavori di creatività e autoironia che il museo ha pubblicato sulle proprie pagine social.
Meanwhile, in Iceland… pic.twitter.com/KKwbcIv1is
— RustyBertrand (@RustyBertrand) March 28, 2020
L’idea riproduce un’iniziativa del Rijksmuseum (ancora lui) che si era ispirato ad un accaunt instagram Between Art and Quarentine.
Le testimonianze di alcuni tra questi neo interpreti dell’arte, raccontano ognuno un punto di vista differente sull’esperienza:
Chiara Grilli, insegnante all’Università di Bari a Macerata (e compagna di mio cugino, va beh scusate il gossip), riferisce “Ho trovato qualcosa che mi aiuta davvero a divertirmi e allo stesso tempo esprimere il mio lato creativo. Certo, è un modo per combattere la noia ma ti aiuta anche a connetterti, a esprimere il tuo disagio.”
Katrina Karkazis, una professoressa di antropologia del Brooklyn College, dice “È l’unica volta durante il giorno in cui mi sento completamente in grado di concentrarmi.”
L’arte siamo noi e che si sia riscoperto in occasione di questa pandemia è significativo.
La cura questa volta è la creatività, la voglia di capire e di costruire, di pensare, di vivere e di provare emozioni anche dipinte.
Articolo a cura di Laura Lanari
Raccontate anche voi la vostra cura museale nei commenti dell’articolo 🙂
LINK AGLI ARTICOLI E PAGINE SOCIAL:
https://www.facebook.com/quarantinart/
https://time.com/5817117/coronavirus-art-history/
http://www.mambo-bologna.org/dipartimentoeducativo/DownloadKIT/
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Continua a realizzare illustrazioni, e in questi giorni di costrizioni, sulla carta mi sento più libera di sperimentare; peccato però che la carta io l’abbia finita e non riuscendo a reperirla nel mio comune ho iniziato a disegnare su tovaglioli di carta!
Grazie per la testimonianza Romina, ci piacerebbe vedere le tue illustrazioni. Inviacele a info@museieducativi.it 🙂