Oggi, la Giornata Internazionale dei Musei, nel contesto dell’emergenza sanitaria del COVID-19, ha acquisito un valore nuovo e un contributo importante allo sviluppo del confronto reciproco.
In questi giorni di timida ripresa, molti di noi sono tornati a lavoro e devo dire che il mio rientro è stato più grigio di quello che mi sarei aspettata. Sale vuote e buie, come se i dipinti avessero perso la voglia di brillare e parlare agli occhi delle persone che per così tanto tempo non ci sono state.
Ho voluto interpretare il pensiero di un Museo come tanti, che, metaforicamente, scrive alla Scuola per ristabilire un contatto e tentare di tornare a raccontare storie agli studenti di ogni età!
Condividila alle Scuole del tuo territorio e raccontaci la tua nuova didattica museale a info@museieducativi.it
Cara Scuola,
ti scrivo una lettera per esprimere la mia vicinanza e la stima nei confronti del tuo operato in questo periodo così difficile per tutti noi.
Volevo farti sapere che sei ancora al centro della mia progettazione educativa e che mi mancano tantissimo i tuoi più piccoli e più grandi studenti.
Come me anche tu, ti sei rimessa in gioco in pochissimo tempo e hai rivolto le priorità alla natura umana dei bambini e degli adolescenti.
Entrambi siamo partiti dalla necessità di relazione, dal bisogno di costruire un rapporto di vicinanza nuovo e, forse come non mai, caratterizzato dall’ascolto reciproco.
Il museo, come la scuola, ha confermato ora più che mai (anche se nessuno aveva più dubbi) che la connessione con le persone è reale e costituisce la natura del nostro operato.
Io, quindi, come te, divengo sempre di più luogo di aggregazione e spazio prezioso per coltivare la libertà di espressione e di opinione per la crescita del pensiero critico e libero.
Il museo come la scuola, sono luoghi sicuri delle nostre città, luoghi che hanno il dovere di innescare relazioni di affetto con i suoi cittadini.
Ricordi le parole di Franco Cambi?
Già nel 2003 definiva l’educazione ai beni culturali un’emergenza socio-culturale.
“Abbiamo il compito di costruire una sensibilità e una forma mentis in modo che ogni cittadino sia reso consapevole dei diritti e dei doveri che ha rispetto a questi beni, perché li riconosca, li sappia leggere, li sappia apprezzare, fino a considerarli come suoi. Spiritualmente suoi.”
Da febbraio a giugno tantissimi studenti sarebbero venuti a trovarmi se non ci fosse stato il coronavirus.
La mia ragione d’essere include soprattutto la funzione educativa che si valorizza grazie alla tua collaborazione. Molti bambini e ragazzi nutrivano l’aspettativa di venirmi a trovare.
Nonostante questo momento così difficile voglio tentare di soddisfare le aspettative dei bambini e dei ragazzi che sarebbero voluti venire al museo.
Vorrei costruire, in questo nuovo mondo, un ponte che unisca l’arte e la storia ai tuoi studenti. Vogliamo farlo insieme?
Un caro saluto da un Museo chiuso e silenzioso
che vorrebbe tanto tornare a raccontare storie!
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